26 Maggio 2011
Archeovino
Un case study particolare, nel quale sono state messe a frutto le metodologie impostate durante il «Progetto VINUM», è quello del «Progetto ArcheoVino» (nato con il fine di istituire un parco della vitivinicoltura antica), nel Comune di Scansano (GR), un’area a vocazione vitivinicola storicamente affermata (Morellino). I campionamenti sono stati compiuti attorno al sito di Ghiaccio Forte, nella Valle dell’Albegna, dove viti e vino hanno costituito una risorsa già molto rilevante a partire dal VI secolo a.C., come produzione agricola alla base di una rilevante attività commerciale controllata dalla città etrusca di Vulci. Gli esiti sono quelli di una massiccia produzione di anfore per il trasporto del vino etrusco fino agli empori del delta del Rodano e da qui agli oppida celtici della Linguadoca e Provenza. I dati caratteristici dei 42 campioni di vite silvestre di Ghiaccio Forte esprimono un’alta variabilità genetica, insieme ad una leggera predominanza di esemplari femminili. Poiché normalmente in natura prevalgono gli esemplari maschili, è possibile ipotizzare che la popolazione in esame sia stata oggetto nell’antichità di una pressione selettiva da parte dell’uomo che ne ha privilegiato gli elementi femminili o ermafroditi, cioè quelli più produttivi e quindi economicamente interessanti. L’incremento genico, particolarmente apprezzabile negli esemplari femminili, può essere dovuto alla concentrazione in loco di viti provenienti da regioni circostanti o lontane (in seguito a scambi commerciali) e dall’incrocio delle viti locali con quelle provenienti dall’esterno: in conseguenza la popolazione maschile rispecchierebbe quindi di più quella originaria del sito. È stata evidenziata anche la totale estraneità genica con il gruppo di viti delle specie americane, convalidando l’ipotesi che il patrimonio genetico sia di origine locale, con un eventuale apporto esterno, comunque precedente l’epidemia ottocentesca di fillossera. Dall’analisi del DNA e dalla valutazione delle specifiche caratteristiche morfologiche sono emersi due campioni che presentano interessanti analogie con i vitigni Sangiovese e Canaiolo nero, ambedue vitigni autoctoni toscani. Ulteriore elemento di interesse è la posizione delle due piante campionate, situate più delle altre in prossimità di siti rurali di età etrusca e romana. Queste viti, in particolare, saranno oggetto di ulteriori, futuri approfondimenti.
Gli attori del Progetto
Università degli Studi di Siena
Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti Insegnamento e Laboratorio di Etruscologia e Antichità Italiche. Coordinamento: Andrea Zifferero Ricercatori: Alice Del Re, Simona Marianelli, Valerio Zorzi
Dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” Coordinamento: Mauro Cresti. Ricercatori: Claudio Milanesi, Rita Vignani
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana: Paola Rendini
Comune di Scansano
Museo Civico Archeologico e della Vite e del Vino di Scansano: Marco Firmati
ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura) della Regione Toscana